• Autore:   Elia Argentieri
  • Ultima modifica:   26 gen 2021 01:52
  • Redazione:   30 set 2015 12:55
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Negli Stati Uniti è la EPA (Environmental Protection Agency, Agenzia per la protezione dell’ambiente) che si preoccupa di certificare le emissioni dei veicoli che vengono messi in commercio.

La Volkswagen non ha fatto altro che mettere sul mercato delle vetture il cui software non solo si preoccupava di gestire la meccanica dell’auto, ma anche, guarda caso, di rilevare quando veniva sottoposta al test della EPA. Così l’auto in questione si comportava bene durante le prove delle emissioni e, a test concluso, tornava automaticamente in “modalità inquinante” ottenedo un aumento delle prestazioni a discapito dell’ambiente e della nostra salute.

E questo ormai lo sanno tutti grazie ai cosidetti “mass media”. Ma come è possibile imbrogliare un ente che si occupa dell’ambiente in questo modo e per tutto questo tempo? Perché la EPA non se n’è accorta subito? Sarebbe bastato osservare il comportamento dell’auto…

La risposta a queste domande, credeteci o no, è l’inseparabile coppia: software proprietario e DRM.

Le automobili di oggi sono tutte equipaggiate con una “centralina elettronica” cioè un computer che ha accesso in ogni momento a sensori ed attuatori sparsi su tutto il mezzo. Dal motore ai freni, dai pedali ai comandi dei finestrini e degli sportelli, fino alla radio ed al navigatore, è tutto gestito da questo computer di bordo. Ad esempio i pedali non sono altro che sensori di pressione che vengono letti dal computer che poi decide quanto e come alimentare il motore, o quanto e come stringere i freni e così via. Sulle macchine più recenti e avanzate questo computer è in grado di guidare la macchina per parcheggiare e ha quindi accesso pure allo sterzo.

Grazie a tutto ciò siamo riusciti a ridurre drasticamente l’inquinamento ed a aumentare l’efficienza dei mezzi di trasporto che ci portano in giro ogni giorno. La cosidetta “elettronica” a bordo dell’auto è diventata di fondamentale importanza e non se ne può più fare a meno.

Sembra tutto bello e positivo, ma… quei programmi che fanno viaggiare le nostre auto, sono segreti.

Di fatto solo la casa costruttrice ne ha accesso e proprio secondo la EPA, “gli utenti potrebbero violare i limiti di emissione se venisse concesso loro di accedere a questi programmi” e di conseguenza pubblicizza il DRM come un componente immancabile su ogni veicolo.

Mia cara EPA, mi sa che hai riposto male la tua fiducia… le aziende si preoccupano prima di tutto del profitto per definizione. Che sia un diritto dell’utente di sapere cosa fa la sua auto sotto il cofano non gliene importa assolutamente nulla. Se ti preoccupa che qualcuno alteri le emissioni allora controlla le aziende e non gli utenti. Per gli utenti basta un po’ di educazione ed insegnare loro che ne va della loro stessa salute e del nostro caro pianeta. Se proprio non ti fidi, basta obbligare chi modifica la propria auto a sottoporla di nuovo ai test esaminado il codice modificato.

Tutto questo ha portato già oggi a sgradevoli conseguenze che hanno del comico. Le conseguenze che porta con sè il fatto di non avere controllo su ciò che la macchina sta facendo, magari senza che nessuno se ne accorga perché è molto difficile analizzare un programma senza codice sorgente. Se il codice fosse stato accessibile, la Volkswagen nemmeno ci avrebbe pensato ad usare un trucchetto del genere perchè sarebbe stati colti in flagranza di reato. Proprio mentre il programmatore scriveva il codice volutamente bacato.

Un altro esempio è quello dell’auto dirottata tramite internet in un fosso da un hacker, che aveva già dimostrato, prima dello scandalo Volkswagen, con questo esperimento che la sicurezza informatica, e non solo, non può basarsi sul nascondere le informazioni. Prima o poi verranno trovate, è solo questione di tempo. Il codice deve essere pubblicamente revisionabile, in modo che nessuno possa alterare i test delle emissioni o che le auto finiscano nei fossi per un errore involontario di un programmatore e neanche che succeda intenzionalmente.

Le auto che guidano da sole sono molto fantascientifiche, ma se non posso vedere, studiare e modificare il codice che le fa funzionare no grazie! Chi produrrà le auto con software proprietario avrà il potere di farle malfunzionare a comando tramite una backdoor in modo di far fuori qualche passeggero scomodo arbitrariamente, facendolo sembrere un incidente o un errore imprevedibile del programma.

La Volkswagen ha imbrogliato la EPA e milioni di utenti, con le stesse tecniche “commerciali” delle grandi aziende informatiche. Ed il bello è che in entrambi i casi gli utenti masochisti accettano un contratto al momento dell’acquisto dell' auto o dell’attivazione di un servizio senza neanche avere la vaga idea di ciò che stanno facendo.

È facile osservare come il software libero assuma ogni giorno più importanza, dato che ci affidiamo sempre di più a programmi sempre più complessi che svolgono compiti sempre più delicati e di vitale importanza. Un esempio lampante è quello del cuore artificiale che tiene in vita alcune persone. Il programma al suo interno deve essere libero, altrimenti ne fa uso è uno schiavo 2.0 che non può nè tradire nè ribellarsi al suo padrone pena un destino spiacevole.

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