• Autore:   Elia Argentieri
  • Ultima modifica:   4 feb 2022 01:54
  • Redazione:   23 lug 2021 02:09
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In Giappone è noto come 東日本大震災 (higashi nihon daishinsai) o grande disastro del Giappone orientale, quella sfortunata sequenza di eventi fatali che portarono ad uno dei peggiori disastri nucleari della storia. Ne avevo già parlato brevemente alcuni anni fa su questo blog.

Il fatidico 11 Marzo 2011, un terremoto 9.0-9.1 magnitudine momento, il più potente terremoto mai registrato in Giappone e quarto più potente del mondo, con epicentro a 72 km a largo della costa della prefettura di Miyagi ad una profondità di 29 km, scuote metà Giappone.

L’imponente tsunami che ne è risultato, non ha lasciato scampo alle molte vite di chi non ha fatto in tempo a rifugiarsi ad una altitudine sufficiente per evitare le onde, nonostante l’avanzatissimo sistema di avviso di emergenza anticipato dei terremoti giapponese (緊急地震速報). L’Agenzia Meteorologica Giapponese (気象庁) diramò l’allerta tsunami alle 14:50 JST, appena 4 minuti dopo l’individuazione della prima onda sismica. Purtroppo, la previsione dello tsunami sottostimò l’altezza delle onde e ciò portò molti a ritenere di trovarsi al sicuro.

Trasmissione di emergenza grande tsunami sulla TV giapponese.
Trasmissione di emergenza grande tsunami sulla TV giapponese.

Secondo la 東京海洋大学 (Università di Scienze Marine e Tecnologia di Tōkyō), le onde hanno raggiunto il livello record di circa 40 metri di altezza nei pressi di 宮古市 (città di Miyako, prefettura di Iwate).

Lo tsunami travolge 宮古市, città di Miyako, prefettura di Iwate.
Lo tsunami travolge 宮古市, città di Miyako, prefettura di Iwate.
宮古市 Città di Miyako, prefettura di Iwate dopo lo tsunami.
宮古市 Città di Miyako, prefettura di Iwate dopo lo tsunami.

La centrale nucleare di Fukushima fu costruita nel 1967 in posizione strategica per l’approvvigionamento di acqua, necessaria per la produzione di energia elettrica e il raffreddamento dei nuclei dei reattori nucleari, proprio in riva all’Oceano Pacifico. Data la sua posizione ad appena 10 metri sul livello del mare, nonostante i progetti originali l’avessero posta una altitudine di circa 30 metri, significava che era fondamentale proteggerla dalle minacce del mare. Essendo ben noto che l’area è soggetta a importanti tsunami, come gli tsunami di Sanriku del 869 d.C., 1896 e 1933, fu costruito un imponente muro di cemento armato alto 7 metri. A quel tempo era ritenuto sufficiente dai dirigenti della TEPCO a respingere qualunque tsunami avrebbe mai colpito quella zona, nonostante importanti studi scientifici avevessero messo più volte in discussione questa eccessiva certezza di aver definitivamente messo sotto controllo la natura. In effetti gli scienziati si basavano su dati più che solidi: i terremoti di Sanriku del 1896 e 1933 causarono tsunami con onde alte ben 38 metri e 28 metri rispettivamente. C’è da dire che questi record sono stati osservati in luoghi relativamente distanti dalla centrale di Fukushima (a Miyako, prefettura di Iwate a circa 270 km di distanza).

Quel giorno uno tsunami alto 14 metri, ovvero il doppio dell’altezza del muro, travolse la centrale nucleare, lasciando dietro di sé un conto molto salato.

Schema di elevazione della centrale nucleare di Fukushima.
Schema di elevazione della centrale nucleare di Fukushima.

Come da protocollo in queste situazioni, fu avviata la procedura SCRAM, ovvero l’arresto di emergenza dei reattori nucleari mediante l’inserimento delle barre di controllo all’interno del reattore in modo da portare il tasso di fissione ad livello inferiore ad una soglia critica. Tuttavia, a causa dei danni riportati alle infrastrutture e l’inondazione della sala del generatore a diesel di emergenza, salta la corrente elettrica e la centrale rimane senza possibilità di raffreddare i nuclei dei reattori (in questi impianti di vecchia generazione è fondamentale anche se è stato inserito lo SCRAM). Impossibilitati dai danni provocati dal terremoto e tsunami, i soccorsi ritardano ad arrivare e sono scarsamente attrezzati. Basti pensare che i dipendenti della centrale utilizzarono le batterie delle proprie auto per rimettere in funzione almeno i pannelli di controllo e la sensoristica. Entro pochi giorni dallo tsunami, i nuclei di 3 su 6 reattori fondono e alcune esplosioni dovute all’idrogeno prodotto da reazioni chimiche incontrollate porteranno al rilascio di grandi quantitativi di materiale radioattivo nell’atmosfera e di acqua contaminata tramite le falde acquifere sottostanti. Questi isotopi radioattivi, trasportati dal vento verso l’entroterra, provocarono enormi danni in tutta l’area nel raggio di 20 km dalla centrale, che fu completamente evacuata per paura che le radiazioni potessero nuocere alla salute dei residenti.

Il momento dell'esplosione del reattore 3, ripreso da una telecamera di sicurezza distante.
Il momento dell'esplosione del reattore 3, ripreso da una telecamera di sicurezza distante.

Con il tempo alcune aree sono state riaperte in quanto i livelli di radioattività vengono ritenuti sufficientemente bassi. Addirittura, secondo uno studio, l’evacuazione forzata di migliaia di persone avrebbe avuto un impatto più negativo che positivo sulla salute della popolazione locale: molti i casi di depressione e suicidi dovuti allo stress provocato dalle evacuazioni forzate e pochi i casi di cancro dovuti dalle radiazioni.

Ancora oggi continua ad essere necessario raffreddare i nuclei contenenti materiale fissile per evitare che la fusione del nucleo prosegua, aumentando i danni ai reattori e all’ambiente. L’acqua di raffreddamento utilizzata, viene recuperata e filtrata, rimuovendo molti degli elementi radioattivi ad eccezione del trizio e viene stoccata nei pressi della centrale in enormi cisterne. Visto che non si riesce a filtrare e smaltire il trizio, l’acqua di raffreddamento ha continuato ad accumularsi finché non si è esaurito lo spazio.

Enormi cisterne piene d'acqua contaminata da trizio, nei pressi della centrale di Fukushima.
Enormi cisterne piene d'acqua contaminata da trizio, nei pressi della centrale di Fukushima.

Più di recente il governo giapponese ha deciso di iniziare a diluire e rilasciare nell’oceano l’acqua radioattiva contaminata dal trizio. Si tratta di un processo lento che richiederà almeno 40 anni per disfarsi di tutte le cisterne. La concentrazione di trizio verrà mantenuta così bassa che non ci saranno significativi aumenti di radiazioni rispetto ai livelli ambientali naturali.


Le ripercussioni di questo disastro sull’intera industria nucleare furono di dimensioni globali. Il Giappone arrestò tutte le centrali nucleari presenti sul suo territorio e ne permise la ripartenza dopo anni alle poche selezionate. L’Italia, invece era impegnata a bocciare per la seconda volta il referendum sul nucleare proprio a causa degli avvenimenti di Fukushima. Purtroppo, oggi è mia opinione che in quel referendum (così come nel precedente referendum del 1987 post-Chernobyl) si verificò un fallimento della democrazia, dove le masse impaurite dalla possibilità remota di incidente nucleare, continuano tutt’oggi ad accettare l’uso degli idrocarburi, oggi molto più deleteri sulla salute umana di tutte le centrali nucleari del mondo messe insieme, ma invisibili e più difficili da percepire come rischio. È tristemente noto che centinaia di migliaia di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento dell’aria prodotto dalla combustione di idrocarburi.

Nel 1987 le 4 centrali nucleari italiane già costruite e funzionanti, furono subito dismesse e ancora oggi sprechiamo inevitabilmente un sacco di soldi pubblici nello smaltimento di scorie radioattive che avrebbero potuto essere sfruttate meglio. Fu un investimento pessimo, ma ormai quel che è fatto è fatto.

L’energia nucleare resta controversa agli occhi degli ambientalisti, che si spaccano in due fazioni molto polarizzate, tra chi desidera il nucleare vista come salvifica energia pulita del futuro e chi la boccia completamente vista la sua percepita pericolosità e i suoi costi nascosti relativi al problema dello smaltimento dei rifiuti e prevenzione dei disastri. Tutto vero e condivisibile, ma un uso limitato e responsabile di questa fonte energetica, avrebbe potuto ridurre una buona parte della produzione di CO2 e altri inquinanti, considerando anche che l’Italia è si, protetta dalle Alpi, ma è comunque circondata da impianti nucleari.

Seppur sia vero che il nucleare è una fonte energetica non rinnovabile (richiede uranio), a differenza degli idrocarburi, non produce gas serra o altri inquinanti durante la sua normale operatività. Gli eventuali incidenti che possono avvenire, sono statisticamente molto rari e questa statistica diminuisce più che gli impianti sono moderni e dotati di tutte le sicurezze necessarie. Come abbiamo visto con Fukushima, se fossero stati usati degli standard di costruzione (tipo costruire ai 30 metri sul livello del mare originari) e mantenimento (tipo condurre esercitazioni che simulino il fallimento di multipli sistemi di sicurezza in contemporanea) più elevati, l’incidente non si sarebbe semplicemente verificato.

Abbiamo anche un paio di esempi di quanto fosse costruita male la centrale dai-ichi di Fukushima: la stessa Fukushima dai-ni, che si trova a pochi chilometri dalla dai-ichi non è esplosa; oppure la centrale nucleare di Onagawa, la più vicina all’epicentro del terremoto del Grande disastro del Giappone orientale, che ha resistito al terremoto e allo tsunami, tanto che forse ripartirà nel 2022, dopo molti lavori di rinforzo strutturale. Ha resistito perché fu costruita all’incirca ad una elevazione doppia rispetto a Fukushima e lo si capisce pure dalla foto:

女川原子力発電所 - Centrale nucleare di Onagawa, esempio di centrale resistente a terremoti magnitudo 9 e tsunami alti 14 metri.
女川原子力発電所 - Centrale nucleare di Onagawa, esempio di centrale resistente a terremoti magnitudo 9 e tsunami alti 14 metri.

Oltre alla insufficiente elevazione, la centrale nucleare di Fukushima era carente in molti altri aspetti relativi alla sicurezza e alla ridondanza dei sistemi di emergenza. Tanto per cominciare non fu progettata pensando a possibili tsunami e non fu modificata quando furono sollevate preoccupazioni in merito dalla IAEA (International Atomic Energy Agency). Assurdo, ma vero. Nei tardi anni 90, furono installati alcuni generatori diesel posti ad una elevazione maggiore, ma la linea elettrica che li collegava all’impianto di raffreddamento non fu spostata, quindi quando arrivò lo tsunami, i generatori che non finirono sott’acqua non poterono erogare potenza perché la linea elettrica era sommersa insieme ai vecchi generatori.

Le fonti energetiche rinnovabili, purtroppo, non sono ancora all’altezza del compito di sostituire completamente gli idrocarburi. Queste fonti presentano, infatti, non pochi interrogativi. A partire dall’inquinamento derivante dalla loro stessa produzione a quello della loro dismissione (ci si aspetta che un pannello fotovoltaico debba essere sostituito ogni 20-25 anni), fino alla loro naturale produzione altalenante che richiede sistemi avanzati di accumulo dell’energia elettrica prodotta in eccesso, come le batteria al litio (sì, anche il litio va estratto e la sua estrazione comporta emissioni di CO₂).

Comunque il dibattito è vecchio e ormai quasi insignificante. Il mondo sembra aver rinunciato al nucleare, ma non per la paura irrazionale delle masse, quanto piuttosto per il costo di costruzione di un nuovo impianto moderno di 3a generazione (che tra l’altro produce poche scorie). Infatti secondo wikipedia, risultano solo 8 centrali nucleari in costruzione in tutto il mondo, mentre gli impianti funzionanti invecchiano e si avvicinano rapidamente alla fine del loro ciclo vitale. L’argomento viene trattato più estensivamente nel libro “Energia e Futuro: le opportunità del declino” di Mirco Rossi.


Chiusa la parentesi sul nucleare, non resta che rimanere un minuto in silenzio per le vittime di questo grande disastro naturale e nucleare. Secondo i dati ufficiali parliamo di 19.747 morti, 6.242 feriti e 2.556 ancora dispersi.

L'allora imperatore Heisei (Akihito) in visita agli sfollati.
L'allora imperatore Heisei (Akihito) in visita agli sfollati.

Non perdetevi la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo 2020, oggi 23 Luglio alle 13:00 ora italiana, anche perché conterrà sicuramente riferimenti a Fukushima.

Infine vi consiglio caldamente di guardare il film Fukushima 50, uscito ad inizio 2020, che racconta molto bene gli sforzi compiuti da quei 50 uomini che hanno messo a rischio la loro stessa vita pur di evitare un disastro acora peggiore.

Film Fukushima 50
Film Fukushima 50

Alla prossima! ☆。.:*:・‘゜ヽ( ´ー`)ノ まったね~♪